«Io, il Destino» è un romanzo spirituale, ironico, avvincente, magistralmente diretto dal Destino, che sedendo sulla sedia del regista, con soprannaturale saggezza, ci svela i suoi segreti.

È un viaggio alchemico, a tratti paradossale, intriso di un inaspettato umorismo che non concede tregua, e arricchito da una storia d’amore intensa e passionale, in cui predatore e preda, obbedendo a uno sconosciuto richiamo, si attraggono e si respingono nel segno del destino.

PREFAZIONE DELL'AUTORE

Io, il Destino

Voi non mi conoscete. Non sapete chi sono, poiché limitata è la conoscenza perfino di voi stessi. Eppure pronunciate il mio nome, chiedete il mio aiuto, pregandomi a mani giunte di mutare l’immutabile, rivolgendovi a me guardando verso l’alto, come se mi vedeste e conosceste.
Ecco quindi che, pur ignorando il mio aspetto, e sconoscendo le leggi di sussistenza che misteriose simboleggiano la mia natura, io esisto!
Immaginario eppur reale, immateriale tuttavia percepibile ai sensi, dalla vostra insofferenza, o uomini, invocazioni e maledizioni salgono incessanti al mio cospetto. Sfide impossibili, ribellioni e rese incondizionate riempiono il mio sguardo di commiserazione e pena.
Inutilmente ho atteso che la conoscenza illuminasse le vostre menti.
Invano ho sperato che la coscienza, offuscata da una spessa cortina di ottusità spirituale, aprisse i vostri cuori.
Voi siete e resterete ciechi alla verità!

La clessidra delle possibilità a voi concesse ha vagliato l’ultimo granello di sabbia, abdicando al tempo della giustizia. Ma la mia temperanza, figlia della misericordia, che per millenni ha resistito all’oltraggio della vana speranza, vi concede ancora tempo. Così, forzando i robusti cardini della giustizia, in risposta a uno sconosciuto richiamo, solerte giungo a voi: Io sono Destino!
Sin dalla notte dei tempi domino le trame delle vostre esistenze, già previste e trascritte in un copione che solo io, occulto regista del divenire, conosco.
In un teatro in cui il vostro ruolo è già deciso e ogni evento predeterminato, a voi uomini è dato il compito di recitare, ora come attori, ora come comparse, per dare seguito al grande spettacolo della vita. Null’altro.
Conosco il vostro dubbio, o uomini: ineluttabilità o scelta? Predeterminazione o caso? Prigionia del fato, tirannico padrone delle vostre vite, o libertà di stravolgere le sue occulte trame?
Sono qui per dare risposte.
Affinché la consapevolezza diventi luce nelle vostre coscienze, presterò la penna all’autore, permettendogli di trascrivere le verità celate dal mistero della mia essenza.
Io, magnifico rettore dell’università della vita, per insegnarvi e guidarvi aprirò il Libro Eterno in una pagina precisa, descrivendovi il cammino di un esule che dalla perdizione anela alla salvezza.
Non soffermatevi sulle imperfezioni del protagonista, e non deridetelo per la sua natura eccentrica e paradossale: spesso gli attori indossano un costume per meglio calarsi nel personaggio che sono chiamati a interpretare. Ma oltre la spessa coltre dell’umanità è lo spirito, e solo Io conosco colui che dietro le quinte, quando la rappresentazione finirà, riprenderà le sembianze della vera essenza.
Io solo conosco la sua natura.
Solleviamo quindi il velo di Maya e, seduti sulla sedia del regista, osserviamo insieme le invisibili trame che, intrecciandosi, determinano il compiersi di un destino.

Enrico Popolo

Recensione di Gianluca Versace – Giornalista e Scrittore

Ad un certo punto della vita, si affaccia un mondo intero nella mente di un uomo.
È un momento magico, trascendentale e inopponibile che accade a ognuno di noi e cui nessuno può sfuggire.
È un accavallarsi continuo e incessante tra meditazione e memoria, coscienza di sé e del mondo. Rimorsi, sensi di colpa per ciò che sarebbe potuto essere e non è stato (ancora) e, infine, desiderio di redenzione e di salvezza.
Io credo che niente più della narrativa, con tutte le sue feconde “impurità” e vocazioni alla feconda contaminazione, ma anche con la sua “gratuità” che la rende umanamente intera, può venirci in soccorso per aprirci la mente e offrirci insperate risposte.
Questo e molto altro è il filo conduttore di “Io, il Destino” (Leone Editore), la nuova fatica di Enrico Popolo.
Fatica, sì. Nel vero senso del termine.
Perché, tra le righe della storia e perfino nell’interpunzione e negli spazi vuoti, a me pare di scorgere i luccichii di piccole stille di sudore sfuggite dal corpo e forse dal respiro dell’anima dell’autore: lo stesso sudore, prima freddo di malattia mortale e poi di un calore simile all’insperata rinascita, che corre sulla schiena del protagonista di questo romanzo, Michele, quando s’inerpica sui 102 gradini dell’Eremo di San Colombano Abate, il monastero di Trambileno…

 

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